LA REGOLA FILOSOFICA DI
SUA SANTITÀ LEONE P. P. XIII,
PROPOSTA NELLA
ENCICLICA AETERNI PATRIS
(III) [1]
R.P. Giovanni Cornoldi d.C.d.G.
La Civiltà Cattolica anno XXX, serie X, vol. XII
(fasc. 705, 22 ottobre 1879), Firenze 1879 pag. 272-290.
III.
I conseguenti
Mettiamo mano al terzo articolo di quel Commentario che ci siam
proposti di fare sopra la
Regola
Filosofica che ci viene data dalla Santità di Papa Leone
XIII nella stupenda sua
Enciclica
Aeterni. Patris, e
trattiamo dei
conseguenti.
Quali saranno i conseguenti di questa Ordinazione della Sede
Apostolica? Qualche lettore forse farà qui un risolino di
scherno, quasi noi volessimo pigliare un'aria profetica sopra gli
umani eventi futuri; cosa poco filosofica e che di leggieri fa perdere
il credito (e l'abbiam veduto a' nostri dì assai bene) a chi non
ha veramente un lume tutto proprio dall'alto. Ma se a prevedere gli
umani eventi, conoscendoli in sè medesimi o con assoluta
certezza, prima che avvengano, si richiede uno straordinario lume,
nondimeno a prevederli con grande probabilità o con certezza
morale, per cognizione derivata dalle cause fisicamente ed
assolutamente non con loro connesse, assai spesso basta il lume
naturale di ragione. Se tu porgi cibo squisito ad un affamato, non
potrai tu predire ch'ei lo mangerà? Eppure ei farà ciò
con piena libertà, di guisa che potrebbe non farlo.
Così
con morale certezza possiamo predire gli atti ove pravi, ove
virtuosi di coloro che sono gagliardamente inclinati dall'abito del
vizio o della virtù. Per
[ci]ò quell'
adolescens iuxta viam suam etiam cum
senuerit non recedet ab ea, alla filosofica ragione sembra
chiaro, ed esser deve uno stimolo efficace a dare a' giovanetti buona
istruzione ed educazione.
[Prov. XXII, 6: «Il giovinetto,
presa che ha la sua strada, non se ne allontanerà nemmeno
quando sarà invecchiato.» Mons. Antonio Martini così
commenta: «Volgasi egli (il
giovinetto) al bene od al male, non saprà più,
nè vorrà cangiar di costume neppur nella età
avanzata. Errano adunque quei genitori, i quali lascian (come suol
dirsi) la briglia sul collo de' giovanetti sperando di correggerli,
quando saran cresciuti d'età: e frattanto fortificandosi ogni
dì la prava consuetudine si riducono ad essere
incorriggibili.» N.d.R.]
Da tutto ciò possiamo inferire che il predire gli atti umani,
considerando l'indole e la disposizione del principio onde derivano,
è faccenda tutt'altro che aliena dal filosofo; anzi a lui
specialmente appartiene, perchè a lui spetta scender dalle cause
agli effetti, dagli antecedenti ai conseguenti. Ma entriamo in
carreggiata. Anzi tutto consideriamo quale dovrà essere
l'atteggiamento dei dotti, degli scienziati, dei filosofi innanzi a
questo documento della Sede Apostolica. Di cotesti parliamo,
perchè il volgo, che agli studii non volge l'animo, o i
letterati, che di belle lettere solo si dilettano, naturalmente non si
daranno gran fatto pensiero della
Regola
filosofica del Santo Padre, oppure ripeteranno il giudizio di
quei tra i primi che loro sono maggiormente congiunti col vincolo
dell'amicizia o alla cui autorità sono avvezzi a deferire. Que'
che sopra dicevamo in varie classi debbonsi dividere, e di queste
classi abbiamo noi a ragionare partitamente.